TARES: A COSA SERVONO LE COMMISSIONI CONSILIARI?
In merito alla scelta di aumentare la distanza nella perimetrazione delle
zone non servite dai servizi viene da chiederci a cosa servano le commissioni
consiliari. Questo argomento andava trattato e discusso trovando una mediazione
tra i vari componenti del Consiglio Comunale. Invece cosa è stato fatto? E'
stata portata in seduta una decisione di cui gli stessi appartenenti
all'opposizione non sembravano molto a conoscenza. Ci chiediamo se in
commissione siano state tentate strade alternative, magari trovando un accordo
e dimezzando la distanza. I 3 km ci sembrano un’esagerazione e un'anomalia
rispetto gli altri Comuni.
Inoltre va ricordato che anche la Corte di Cassazione si è espressa su tale
tematica con la sentenza n. 6312/2005 decidendo definitivamente sulla vertenza
tra un Comune lombardo ed un utente. Interpretando il decreto legislativo n.507/1993 la suprema corte ha sentenziato che il cittadino deve avere la
concreta possibilità di usufruire del servizio di raccolta dei rifiuti, altrimenti
si applica l’articolo 59, comma secondo, del suddetto decreto legislativo in
base al quale “la tassa è dovuta in misura non superiore al 40 per cento, da
determinare in relazione alla distanza del più vicino punto di raccolta”. La
sentenza, ovviamente, precisa anche che il Comune deve emanare un “regolamento
del servizio di nettezza urbana” nel quale devono essere stabiliti i limiti
della zona di raccolta obbligatoria e le distanze massime di collocazione dei
cassonetti.
Per questo pensiamo che in
commissione, sfruttando appieno gli strumenti democratici di un ente locale, si
poteva fare molto di più per non creare discriminazioni tra cittadini e antipatiche
classificazioni tra utenti di fascia A e di fascia B. Naturalmente se le
commissioni consiliari fossero rese pubbliche, come stabilisce la legge, o
tantomeno venissero pubblicati i verbali delle riunioni, ai quali molto spesso
i nostri rappresentanti in Consiglio si appellano, sapremmo realmente come sono
andate le cose.
Continueremo ad evidenziare (come già fatto più volte) questa anomalia tutta tuscanese
perché i cittadini hanno il diritto di sapere se i propri rappresentanti fanno
il loro dovere.
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